LA MIA STORIA
Sono Alberto e sono un alcolista.
Sono astinente da circa dieci mesi, ho abusato dell’alcol
per 30 anni.
Da adolescente le prime bevute, solo alle feste, qualche
volta la domenica, da subito in modo esagerato immediatamente compulsivo.
Con il passare degli anni ogni evento era scandito da una
sbornia: importanti cene di lavoro, ai matrimoni degli amici e parenti, al mio
matrimonio, alle recite dei miei figli e tante altre volte in cui non avrei
dovuto e voluto bere.
“ E’ troppo importante non devo bere” mi ripetevo “Non devo
bere” poi inesorabilmente: “ Ma si un bicchiere cosa vuoi che mi faccia?” e
“solo uno, solo questo” e giù il primo bicchiere. Senza nemmeno accorgermi mi
ritrovavo, se non ubriaco fradicio, molto alterato.
Nel lavoro, nonostante le mie capacità, non sono riuscito ad
avere l’attenzione che io pretendevo, ero convinto di essere il numero uno, il
migliore. Non c’era nulla che io non riuscissi a fare. Naturalmente mi capitava
spesso di bere durante l’orario di lavoro. Con questo “vizio” e un carattere
non comodo, mi hanno cambiato reparto; mi sono detto: “bene cosi imparo
qualcosa di nuovo”. Naturalmente in breve ero io il più bravo. ( secondo il mio ego ).
Non so come per tutto questo tempo mia moglie non mi abbia
lasciato. Tra alti e basi, litigate e rappacificazioni, promesse solenni di
controllare il mio bere e di comportarmi come si deve…
Mi rendevo conto di bere troppo ma non mi dispiaceva, ed ero
convinto che avrei potuto limitarmi o smettere quando volevo, dopo tutto non
avevo debiti, lavoravo e portavo a casa lo stipendio, non facevo mancare niente.
Poi ad un tratto, anche dopo giorni, settimane in qualche
occasione anche mesi, l’ennesima bevuta, ancora un’altra sbornia: “Non succederà
più, te lo giuro” dicevo a mia moglie, figli e parenti e ancora: “E’ stato
perché ero troppo triste, troppo contento; non è andata bene quella cosa; è
andata benissimo” qualsiasi scusa era un buon motivo per bere e sempre troppo,
esagerato, quando cominciavo non smettevo mai.
Nel giugno scorso, tornando dal lavoro in moto, un’auto mi
investe facendomi cadere a terra. Trasportato all’ospedale con qualche ossa
rotta, tra tutte le analisi e radiografie di routinne mi fecero anche
l’alcol-test. Risultato: 0,90 ( limite dal maggio 0,50 ). Gli agenti di polizia
che fino a quel momento mi tranquillizzavano sul fatto che l’auto era passata
allo stop senza darmi la precedenza, mi hanno cominciato a trattare come un
criminale e naturalmente mi hanno ritirato la patente. Mi sono sentito morire. ( Non abbastanza ).
Non ho toccato alcol per circa un mese, poi un bicchiere a
pasto, un altro, un altro ancora, una birra a metà pomeriggio, un’altra,
un’altra ancora fino a che un giorno di fine settembre il 28 per la precisione,
era domenica, l’ennesima solenne sbornia. L’ultima, grazie a Dio.
Il martedì ho varcato la soglia di A.A. La migliore cosa che potessi fare.
L’agitazione e il nervosismo che avevo prima di varcare
quella porta, come per miracolo, sono svaniti e un senso di pace mi ha avvolto.
Ho tirato un sospiro di sollievo e mi sono sentito a casa.
Non conoscevo e non sapevo nulla di A.A. Vittorio, il decano
del gruppo, mi ha spiegato in poche e semplici parole che in A.A. non si paga,
che nessuno mi avrebbe detto di smettere di bere, che l’alcol non era il mio problema, ma che
io ero il problema e che l’unico requisito per divenirne membro è un sincero
desiderio di smettere di bere.
Gli amici del gruppo, uno ad uno, hanno cominciato a
raccontare la propria esperienza con molta enfasi, direi proprio con forza e
speranza. Prestando attenzione, in ogni storia c’era un pezzo della mia, era
come vedermi specchiato: ero io che stavo raccontandomi.
Un po’ sbalordito e un po’ sorpreso mi sono reso conto
che io assomigliavo a loro, che ero come
loro tranne per la loro espressione rilassata, serena e estremamente gioiosa.
Il nuovo arrivato in A.A. è la persona più importante, è l’ospite d’onore.
Mi è stato spiegato che l’alcolismo è una malattia
incurabile, progressiva e mortale; che dopo avere bevuto il primo bicchiere
scatta un meccanismo psico-fisico chiamato compulsione, la quale non mi fa più
fermare di assumere alcol fino allo sfinimento; che l’unico modo per fermare
questo fenomeno è di lasciare da parte il primo bicchiere, l’astinenza totale
dall’alcol, non per un periodo più o meno lungo, per sempre però un giorno alla
volta; che si segue un programma spirituale formato dai dodici passi il primo
dei quali dice:
Abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte all’alcol e che le nostre
vite erano diventate incontrollabili.
Mi sono detto: “ Anche io sono come loro, anche io sono
un’alcolista”
Da allora, un giorno alla volta, non ho più bevuto alcol.
Grazie ad Alcolisti Anonimi.
Serene 24 ore.
Alberto A.A.